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Aggiornato il: 9 Agosto, 2023
Di Gravidanza360

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Di seguito: Il parto, in sintesi

Gli stadi e le fasi del travaglio

La vita frenetica ha tolto a molte donne la capacità di gestire consapevolmente le fasi della loro gravidanza prossime al travaglio.

Saper distinguere i diversi segni che indicano che il suo corpo si sta preparando al travaglio e sapere cosa avviene nelle ore e nei giorni che precedono il parto può aiutare la gestante a vivere la fase finale della gravidanza con maggiore serenità e consapevolezza.

Fatte queste premesse introduttive, di seguito parleremo del travaglio di parto focalizzandoci principalmente sulle fasi iniziali. In quelle finali infatti, la gestante viene maggiormente seguita dal personale ostetrico mentre, mentre è all’inizio che la gestante si sente più indecisa circa il da farsi e quando contattare l’ospedale.

Temporalmente – a partire dal momento delle prime contrazioni regolari e fino al momento dell’espulsione della placenta – si possono distinguere i seguenti stadi e le seguenti fasi.

  1. Il primo stadio del travaglio: con una fase di latenza o prodromica; e con una fase di travaglio attivo dilatante.
  2. Il secondo stadio del travaglio o periodo espulsivo.
  3. L’ultimo, quello del taglio del cordone ombelicale, dei primi controlli prenatali, e dell’espulsione della placenta.

1) Il primo stadio del travaglio

Abbiamo detto che il primo stadio si sviluppa in due fasi: in una fase di latenza ed in una fase attiva.

a) la fase di latenza, o prodromica al travaglio

La fase di latenza, o prodromica al travaglio si caratterizza per delle contrazioni uterine dolorose che portano a delle modificazioni del collo uterino (o cervice uterina):  un appianamento ed una lenta progressione della sua dilatazione fino a 5 centimetri, sia nelle le primipare sia nelle pluripare.

La sua durata può variare da una donna all’altra anche di molto.

Questa fase annuncia l’inizio del travaglio per concludersi nel momento in cui la cervice risulta essersi dilatata più di 3 centimetri, momento in cui la donna entra nella fase attiva del travaglio vero e proprio.

Possiamo così riassumere lo svolgimento di questa prima fase.

  • Le contrazioni aprono gradualmente la cervice (dilatata).
  • Queste contrazioni determinano progressivamente la dilatazione, l’accorciamento, l’ammorbidimento e l’assottigliamento del collo dell’utero.
  • Il bambino può così spostarsi pian piano, nel canale del parto.
  • Questa è solitamente la fase più lunga del travaglio e potrebbe durare molte ore se non addirittura giorni.
  • In questa fase viene espulso il tappo mucoso.

La perdita del tappo non significa automaticamente che il parto sia imminente ma, proprio per il cambiamento che sta subendo il collo uterino, indica che la gravidanza sta giungendo a termine. In questo caso, è bene recarsi in ospedale per il ricovero o al pronto soccorso, a seconda che la rottura della acque (membrane) si verifichi dopo oppure prima la trentasettesima settimana di gravidanza.

Durante questa fase prodromica sarebbe bene continuare a mangiare e bere perché alla donna occorrono energie per il travaglio attivo.

In questo periodo iniziale possono alleviare i dolori gli esercizi di respirazione, i massaggi, un bagno o una doccia caldi.

b) la fase attiva del travaglio e la fase dilatante

La fase attiva del travaglio si caratterizza per delle contrazioni uterine dolorose via via più intense, sempre più regolari, con un significativo progressivo appianamento cervicale ed con una completa dilatazione del collo dell’utero.

La durata media della fase attiva del travaglio:

  • in media dura 5 ore;
  • nelle primipare di solito non supera le 12 ore;
  • nelle pluripare solito non supera e le 10 ore.

La fase attiva del travaglio viene definita anche fase dilatante in quanto evolve fino alla dilatazione che è necessaria al passaggio del bambino: la dilatazione del collo dell’utero raggiungerà i 10 centimetri (nella prima gravidanza la dilatazione è di circa un centimetro all’ora, nelle successive è più veloce).

Più questa misura si avvicina, più le contrazioni diverranno più intense e dolorose e frequenti fino a raggiungere la frequenza di una ogni due minuti circa: queste contrazioni fanno sì che la testa del bambino venga spinta contro il collo dell’utero in modo da arrivare alla dilatazione completa, necessaria al passaggio del bambino.

Quanto alle contrazioni della fase dilatante va detto che,

  • sono intense,
  • durano 60-80 secondi,
  • si presentano ogni 30-90 secondi,
  • a questo punto è arrivato il momento di andare in ospedale

2) Il secondo stadio del travaglio o periodo espulsivo

Il secondo stadio del travaglio (definito anche stadio espulsivo) è il periodo che intercorre tra il momento della dilatazione completa del collo dell’utero e quello dell’espulsione del feto e che si conclude col periodo espulsivo.

La sua durata varia da una donna all’altra:

  • nelle primipare è generalmente inferiore alle 3 ore;
  • nei parti successivi di solito è inferiore alle 2 ore.

In questa fase, supportata dal personale ostetrico, la gestante dovrà assecondare con spinte le contrazioni uterine in modo da aiutare il bambino a nascere.

Questa fase dura al massimo un paio d’ore: nelle nullipare dura di più, di meno nelle pluripare.

3) taglio del cordone ombelicale, primi controlli prenatali, espulsione della placenta

Dopo la nascita del bambino,

  • si procede al taglio del cordone ombelicale,
  • il neonato verrà affidato al personale per essere lavato e per i primi controlli neonatali.
  • la placenta si distacca e fuoriesce dopo il parto.

Si tratta di un processo che può durare fino ad un’ora.

I segni che preannunciano il travaglio attivo (fase prodromica)

Ci sono diversi segni indicativi del fatto che il corpo della donna è entrato nella fase prodromica del travaglio, cioè nella fase che precede sua fase attiva.

In questa fase di latenza la cervice uterina (o collo dell’utero, o collo uterino) diventa morbida e sottile ed inizia ad aprirsi per la nascita del bambino. Il che può richiedere ore o talvolta giorni, ed è per questo motivo che durante questa fase (prodromica) probabilmente ti verrà consigliato di restare a casa, mentre se vai in ospedale potrebbero suggerirti di tornare a casa.

In ogni caso, se non sei sicura o se sei comunque preoccupata, puoi sempre interpellare l’ostetrica per avere indicazioni sul da farsi.

I più importanti segnali di questa prima fase sono dati,

  1. da contrazioni prodromiche: da non confondersi con le contrazioni di Braxton-Hicks che compaiono senza una cadenza regolare ritmata, in assenza di dolore, ma neppure con le contrazioni da travaglio che arriveranno successivamente e che saranno estremamente dolorose e molto ravvicinate tra di loro: meno di 3 minuti e sovente anche meno di 2;
  2. dall’espulsione del tappo mucoso
  3. dalla rottura delle acque;
  • dal mal di schiena e/o dal bisogno di andare in bagno come conseguenza dalla pressione della testa del bambino sull’intestino.

Analizziamo singolarmente i primi 3 segnali.

1) contrazioni prodromiche

Quando avverti le contrazioni (prodromiche), il tuo grembo si stringe e poi si rilassa. Si tratta di contrazioni che possono sembrare dolori mestruali molto intensi, ma non necessariamente. Durante queste contrazioni i muscoli si contraggono ed aumenta il dolore. Le contrazioni spingono il bambino verso il basso e, in preparazione del suo passaggio, aprono l’ingresso del grembo (la cervice).

Interpella l’ostetrica o il reparto maternità per avere assistenza se pensi di essere in travaglio dato che le contrazioni,

  • sono regolari,
  • durano almeno 60 secondi,
  • si presentano ogni 5 minuti.

Leggi questo articolo per ulteriori informazioni sul quando andare in ospedale

2) perdita del tappo mucoso

Il tappo mucoso è un ispessimento –  indotto dal progesterone – del muco e delle cellule della cervice che nel corso della gravidanza copre l’apertura uterina. Al termine della gravidanza, poco prima del parto si ha la perdita di questo tappo mucoso.

Rispetto alle normali perdite vaginali, quelle del tappo mucoso sono più abbondanti ed hanno una consistenza più viscosa.

Il travaglio può iniziare subito dopo l’emissione del tappo mucoso, ma può anche iniziare dopo alcuni giorni. Occorre prestare una particolare attenzione se – assieme alla perdita del tappo mucoso – si hanno,

  • perdite chiare, calde e liquide molto abbondanti: in questo caso potrebbe essersi verificata una rottura prematura delle membrane amniotiche (PROM): la rottura delle membrane pre-termine predispone infatti ad un parto prematuro;
  • perdite di color verde: in questo caso potrebbero esserci dei problemi di sofferenza del feto;
  • una presenza troppo abbondante di sangue: in questo caso potrebbe trattarsi del distacco della placenta.

Infine, se il tappo mucoso è giallo ed ha un cattivo odore, potrebbe essere l’indice di un’infezione in corso.

3) rottura delle acque

Il feto si sviluppa e cresce all’interno di una sacca che viene chiamata sacco amniotico. Quella che è comunemente conosciuta come “rottura delle acque” si riferisce appunto alla rottura delle membrane di questo scacco al cui interno si trova il liquido che circonda il feto (liquido amniotico).

  • Quando arriva il momento della nascita, il sacco amniotico si rompe e conseguentemente il liquido amniotico fuoriesce dalla vagina: appunto perché si son “rotte le acque!.
  • È probabile che le acque si rompano durante il travaglio, ma questa rottura può avvenire anche prima che il travaglio abbia inizio.
  • In presenza di alcune particolari condizioni, ancor prima che inizi il travaglio l’ostetrica o il medico possono far fuoriuscire il liquido amniotico che circonda il feto in qualsiasi momento (PROM – Prelabour Rupture of the Membranes – Prematura Rottura delle Membrane).
  • Se le tue acque si rompono naturalmente, potresti sentire sia un lento gocciolio oppure un improvviso getto d’acqua che non puoi controllare: per prepararti a ciò dovresti tener a portata di mano un telo protettivo sul letto.

Il liquido amniotico è chiaro e pallido ed a volte è difficile distinguerlo dall’urina. Quando le acque si rompono,” l’acqua” potrebbe essere un po’ macchiata di sangue. Ciò premesso, contatta immediatamente l’ostetrica,

  • se queste “acque” dovessero essere maleodoranti o colorate,
  • se stai notando che stai perdendo del sangue.

Ciò potrebbe significare che tu o il tuo bambino avete bisogno di cure urgenti.

Normalmente l’entrata in travaglio avviene entro le 24 ore dalla rottura delle acque. Se ciò non dovesse accadere, ti verrà proposta un’induzione in quanto, in assenza di liquido amniotico, c’è un aumento dei rischi di infezioni per il  bambino.

Nel caso dovessi attendere che il travaglio inizi naturalmente, informa immediatamente la tua ostetrica,

  • se il tuo bambino si muove meno del solito;
  • oppure se c’è qualche cambiamento nel colore o nell’odore di qualsiasi fluido proveniente dalla tua vagina.

Come affrontare questa fase che precede il travaglio attivo

All’inizio del travaglio, prima entrare nella sua fase attiva puoi:

  • camminare o muoverti, se ne hai voglia,
  • bere liquidi,
  • fare uno spuntino, se ne hai voglia,
  • fare degli esercizi di rilassamento e di respirazione,
  • farti massaggiare la schiena, se questo può aiutarti ad alleviare i dolori,
  • prendere il paracetamolo (seguendo le istruzioni che trovi sul bugiardino),
  • fare un bagno caldo.

Quando occorre rivolgersi al punto nascita dell’ospedale

Chiama il reparto maternità dell’ospedale se:

  • si rompono le acque e noti abbondanti perdite di sangue,
  • il bambino si muove meno del solito,
  • sei incinta da meno di 37 settimane e pensi di poter essere in travaglio.

La gestione del dolore durante il travaglio

Il travaglio può essere anche molto doloroso. Ci sono diversi modi per gestire questo tipo di dolore.

  1. Il rilassamento consapevole.
  2. L’assunzione di protossido d’azoto, gas medicinale liquefatto.
  3. Iniezioni di petidina.
  4. L’epidurale.
  5. Il parto in acqua.
  6. Metodi alternativi per alleviare il dolore del travaglio.

1) il rilassamento consapevole

È probabile che ti sentirai più rilassata nell’affrontare il dolore,

  • se sei consapevole di cosa accade al tuo corpo: la consapevolezza accompagnata alla conoscenza di cosa accade nel tuo corpo, potrebbe farti sentire meno timorosa;
  • se impari a rilassarti, a restare la calma, a respirare profondamente.

2) l’assunzione di protossido d’azoto, gas medicinale liquefatto

L’assunzione di protossido d’azoto può essere considerata un’alternativa all’anestesia epidurale sicura e non invasiva. Il suo effetto è rapido, e svanisce appena la partoriente smette di inalarlo dato che non viene metabolizzato dall’organismo e quindi viene eliminato in tempi brevi.

Il protossido d’azoto non rimuove del tutto il dolore, ma può servire a ridurlo e renderlo più sopportabile. A molte donne piace questa modalità, perché il protossido d’azoto è facile assumere e perché possono controllarla da sole.

Il gas impiega circa 15-20 secondi per agire, quindi lo si può inspirare proprio mentre inizia una contrazione. Funziona meglio se si fanno respiri lenti e profondi. Il protossido d’azoto non ha effetti collaterali dannosi per la mamma o per il bambino.

3) iniezioni di petidina

La petidina è il più popolare farmaco narcotico utilizzato nel travaglio, anche se si sono dimostrate false le iniziali pretese che fosse senza effetti collaterali.

Occorrono circa 20 minuti perché agisca dopo iniettato. I suoi effetti durano tra le 2 e le 4 ore, quindi non sarebbe consigliato nel caso ti stessi avvicinando alla (seconda) fase del travaglio.

Ci sono alcuni effetti collaterali di questo farmaco che è opportuno conoscere:

  • può creare uno stordimento nella gestante,
  • se viene somministrato troppo vicino al momento del parto può influenzare la respirazione del bambino – se ciò accade, verrà somministrato un altro medicinale per invertire il suo effetto,
  • può interferire con la prima poppata del bambino.

4) l’epidurale

L’epidurale o peridurale è una modalità di anestesia a livello locale che viene fatta per mezzo di un ago e/o di un catetere posizionato nello spazio epidurale (la zona del canale vertebrale compresa tra legamento giallo e dura madre).

Intorpidisce i nervi che trasportano gli impulsi del dolore dal canale del parto al cervello. Non dovrebbe far star male o creare sonnolenza. Per la maggior parte delle donne, un’epidurale fornisce un completo sollievo dal dolore. Può essere somministrata solo da un anestesista.

Una epidurale può fornire un ottimo sollievo dal dolore, ma durante il travaglio non è sempre efficace al 100% : infatti una donna su 10 di quelle che fa un’epidurale durante il travaglio, deve far ricorso ad altri metodi per alleviare il dolore.

Ci sono alcuni suoi effetti collaterali di cui è bene essere consapevoli:

  • a seconda dell’anestetico locale utilizzato,una epidurale può far sentire le gambe pesanti,
  • la pressione sanguigna può abbassarsi,
  • l’epidurale può prolungare la seconda fase del travaglio,
  • l’ostetrica dovrà dirti quando devi spingere se per effetto di un’epidurale non riesci più a sentire le contrazioni;
  • in alternativa potrebbe essere necessario applicare alla testa del feto il forcipe (strumento ostetrico simile ad una pinza a forma di doppio cucchiaio) o una ventosa per facilitare il parto (parto vaginale operativo),
  • potresti avere difficoltà a urinare (nel breve termine),
  • l’epidurale potrebbe generare un mal di testa (circa 1 donna su 100 ha mal di testa dopo un’epidurale),
  • la schiena della donna potrebbe essere un po’ dolorante per un giorno o due: però le epidurali non causano mal di schiena a lungo termine.

5) il parto in acqua

Il fatto di essere immersa in acqua può servire alla donna a rilassarsi ed a rendere meno dolorose le contrazioni. Il parto in acqua è un’alternativa alle modalità più consuete di affrontare il travaglio e le fasi che si susseguono prima della nascita di un bambino: l’acqua viene mantenuta ad una temperatura confortevole, ma non superiore a 37,5 ° C, mentre la temperatura della donna viene monitorata.

6) metodi alternativi per alleviare il dolore del travaglio

Alcune donne per alleviare i dolori optano per alcuni trattamenti alternativi come l’agopuntura, l’aromaterapia,l’ omeopatia, l’ipnosi, massaggi e riflessologia.

La maggior parte di queste tecniche non è molto efficace nel dare sollievo dal dolore del parto. Perciò, se desiderassi affidarti ad uno di questi metodi, è importante che tu ne discuta con l’ostetrica o col medico e informi l’ospedale in anticipo.

La maggior parte degli ospedali non offre questo tipo di trattamenti per alleviare il dolore durante il travaglio.

 
Riferimenti bibliografici
  1. https://www.nhs.uk/pregnancy/labour-and-birth/signs-of-labour/signs-that-labour-has-begun/
  2. https://www.nhs.uk/pregnancy/labour-and-birth/what-happens/the-stages-of-labour-and-birth/
  3. https://www.nhs.uk/pregnancy/labour-and-birth/what-happens/pain-relief-in-labour/