Infertilità psicogena

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Aggiornato il: 9 Settembre 2023
Di Gravidanza360

L’infertilità è considerata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) una patologia, definibile dalll’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti.

Secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie e le cause, sia in quella maschile che in quella femminile, possono essere di vario tipo.

L’infertilità «psicogena», che cos’è

Accanto alle motivazioni di tipo biologico, la letteratura scientifica nel corso degli anni si è più volte chiesta se e quanto i fattori psicologici potessero portare all’infertilità. Ebbene, pare che queste ipotesi abbiano trovato un riscontro positivo, tanto è vero che è stato coniato il termine infertilità “psicogena”.

Quasi tutti questi studi hanno riguardato donne accomunate da una o più delle dei seguenti fattori:

  • conflitti interni irrisolti;
  • confusione sulla propria sessualità;
  • conflitti nella coppia riversati sul versante procreativo;
  • ambivalenza nei confronti del desiderio di maternità;
  • situazioni di ansia e depressione.

Nel 2009 un rapporto dell’ OMS ha sottolineato come i casi di “infertilità inspiegata” o psicogena stiano diminuendo di pari passo con il progresso scientifico. Questo significa anche una maggiore attenzione e prevenzione dello stigma nei riguardi delle donne con diagnosi di infertilità, etichettate spesso in questi casi come “pazze”, “incapaci” o “inadatte”.

Ciò non toglie che i fattori psicologici possano incidere sulle possibilità di concepimento. Ad esempio una ricerca pubblicata su Fertility e Sterility ha evidenziato come alti livelli di stress (rilevabili attraverso indicatori enzimatici nella saliva) possano avere un impatto negativo sulle probabilità di concepimento.

In particolare, le fonti di stress sono state ricondotte a due grandi categorie:

  • le aspettative interne ed esterne alla coppia;
  • i precedenti tentativi andati a vuoto.

Questo studio è stato condotto su un campione di donne; altri studi hanno dimostrato che esistono dinamiche del tutto simili anche nell’uomo.

La diagnosi di infertilità e le sue conseguenze

sulla donna

Come per molte diagnosi, anche nel caso dell’infertilità, una prima reazione molto comune è quella di sorpresa e incredulità. Non è raro che la persona si rivolga ad altri specialisti, sperando che il responso sia stato formulato in maniera errata.

È una sentenza inesorabile: pone fine a quella parte di sé che si vedeva alle prese con una gravidanza, con la nascita, con i preparativi… In questo senso è paragonabile a un lutto, con tutti i sentimenti che esso tipicamente comporta.

Il processo di accettazione passa attraverso una gamma di emozioni:

  • Rabbia: perché proprio a me?
  • Rimpianto: perché non ci ho provato prima? Forse sarebbe andato tutto bene…
  • Senso di colpa: è tutta colpa mia.
  • Tristezza: e adesso come farò?
  • Svalutazione di sé: non posso procreare, non valgo nulla.

In particolar modo per ciò riguarda l’ultimo aspetto, cioè il calo drastico dell’autostima, bisogna considerare che ci sono alcune realtà socioculturali in cui la donna è reputata tale solo se ha un desiderio di maternità che riesce a realizzare.

Senza andare troppo lontano, si tratta di contesti vicini a noi, dove questo pregiudizio non sempre è apertamente manifesto ma lo si condivide in maniera più silenziosa. La donna con diagnosi di infertilità viene stigmatizzata, con effetti tanto più pesanti quanto più ciò avviene da parte delle persone più significative.

Non è raro che la donna vada a ritroso nel suo passato alla ricerca di un evento di cui incolparsi, anche se non vi è alcun nesso razionale. Questi pensieri ripetuti, detti “ruminazioni”, vengono messi in atto per cercare un senso alla perdita di controllo che si sperimenta quando le emozioni diventano sovrastanti.

Si attribuisce un valore anche a frasi dette anni prima, a comportamenti che nulla c’entrano, ai limiti del pensiero magico.

sull’uomo

Storicamente gran parte degli studi sulle conseguenze psicologiche della diagnosi di infertilità si è concentrata sulla sterilità nella donna; le ricerche più recenti stanno prendendo in esame il punto di vista maschile.

Anche l’uomo attraversa vissuti psicologici molto simili, calo dell’autostima incluso. Si sente intaccato nella sua mascolinità, avvertendo in alcuni casi il peso di non poter trasmettere il patrimonio genetico della sua famiglia.

sulla coppia

La diagnosi di infertilità ovviamente fa sentire le sue conseguenze sulla coppia. Tutti i vissuti sopraelencati si moltiplicano per due e non è affatto detto che siano gli stessi in contemporanea. Questo dipende molto dalla fase attraversata: il desiderio di genitorialità è condiviso allo stesso modo? Per chi dei due è più importante?

Si tratta di un momento molto critico, che può indurre il partner sterile a voler lasciare l’altro affinché possa trovare un’altra realtà con cui esaudire il suo desiderio di genitorialità; al contrario, può verificarsi il timore di un abbandono e di un altro “lutto” da elaborare in solitudine.

La stress conseguente alla diagnosi può esacerbare problematiche già esistenti oltre a crearne di nuove. La rabbia può riportare a galla scelte passate, che vengono rinfacciate anche se ai tempi erano state condivise. Ci si accusa a vicenda di fatti che nulla c’entrano con l’infertilità ma che fanno da veicolo per l’espressione di emozioni non gestibili in altro modo.

Finché la coppia rimane impigliata in un clima di ostilità, recriminazioni e rimpianti non potrà fare progetti futuri. Anche per scelte successive come la fecondazione assistita, l’adozione o la scelta di restare in due c’è bisogno di comunicazione e convidisione di obiettivi.

L’infertilità secondaria, cos’è

Anche se non se ne parla molto, esiste un tipo di infertilità detta “secondaria”, che riguarda cioè le donne che hanno già avuto un figlio biologico e non riescono a concepirne un secondo o portarne a termine la sua gravidanza.

Il rischio è che venga banalizzata o sminuita con frasi del tipo: “si tratta di donne che un figlio ce l’hanno già avuto, che diritto hanno di lamentarsi?” oppure, “dovrebbero essere meno egoiste e pensare a chi non ha potuto averne affatto.” Questo genere di affermazioni può provenire anche dalle persone più vicine e dalle quali ci si aspetterebbe un’accoglienza diversa.

La donna in questa situazione non si sente autorizzata a esprimere il suo malessere, lo reprime, cerca di nasconderlo ma rimane in uno spazio della sua mente e del suo cuore.

Essendo già madre, prova emozioni ambivalenti: guarda a un futuro che aveva ipotizzato e che ora non è più praticabile e non riesce a godere del presente con il figlio che sta crescendo.

Questo aumenta il senso di colpa e incide sulla percezione delle proprie capacità genitoriali, oltre a essere possibile fonte di contrasti nella coppia.

Il sostegno psicologico, perchè è imporante

Le emozioni conseguenti a una diagnosi di infertilità sono di vario tipo e intensità.

Non sono una prerogativa femminile, anche se culturalmente e storicamente si tende a credere il contrario.

Ogni persona, in funzione del suo vissuto, avrà una reazione diversa. Troverà punti di contatto e differenze con altre situazioni analoghe.

Se tristezza, scatti di irritabilità, profondo senso di colpa, disturbi del sonno e dell’appetito persistono, un aiuto specialistico di tipo psicologico può aiutare l’elaborazione dell’accaduto e prevenire eventuali crisi depressive.

Un sostegno è consigliabile anche per ritrovare l’armonia nella coppia e per prendere in maniera condivisa decisioni sul futuro, oltre a fornire supporto durante trattamenti medici mirati e il percorso di adozione.

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