Sesta malattia in gravidanza

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Aggiornato il: 9 Settembre 2023
Di Gravidanza360

Sono molte le donne che hanno paura di contrarre delle malattie infettive nel periodo della loro gravidanza. Paura del tutto giustificata: alcune infezioni relativamente diffuse potrebbero provocare seri problemi sia al feto sia alla stessa mamma. Tra queste anche la sesta malattia.

Sotto questo profilo però, la sesta malattia non rappresenta un rischio molto elevato. Infatti, già di per sé la probabilità di contrarla da parte delle persone adulte è già piuttosto rara e, nella maggior parte dei casi, una volta contratta il bimbo che nascerà non avrà alcun danno.

Ad ogni modo, per affrontarla senza lasciarsi prendere dalle paure, è importante per la donna conoscere i rischi e le possibili conseguenze in modo da saper cosa fare nel caso avesse il sospetto di esserne rimasta contagiata.

La sesta malattia (roseola infantum)

La sesta malattia (roseola infantum) è una malattia esantematica, cioè una malattia infettiva che provoca delle eruzioni cutanee. Per questa ragione è conosciuta anche come esantema critico, esantema subitum, febbre dei tre giorni.

E’ particolarmente frequente soprattutto in autunno e in primavera. E’ causata da un virus della famiglia Herpes. Si trasmette mediante secrezioni respiratorie. E’ accompagnata da diversi sintomi. Per contrastarla non esistono terapie specifiche, se non quelle per calmare la febbre.

Colpisce i lattanti ed i più bambini piccoli fino più o meno ai due / tre anni di età. Tuttavia non è escluso che a contrarla possa essere anche una persona adulta, quindi anche una donna in gravidanza.

I sintomi della sesta malattia

Durante la primissima infanzia, sopratutto nei primi due anni di vita, circa il 90% dei bambini contrae la sesta malattia senza avere problemi e senza avere alcuna conseguenza.

  • Si manifesta essenzialmente con una febbre, anche elevata, che persiste per due o tre giorni.
  • E’ accompagnata da sintomi piuttosto comuni quali il mal di gola, la diarrea o la nausea, la febbre, dolori muscolari malessere, mal di testa, dolori addominali, irritabilità ed altri ancora.
  • Come avviene in altre malattie infettive, non di rado si evidenzia un ingrossamento di linfonodi nel collo, nell’inguine, nelle ascelle.
  • Una volta scomparsa la febbre, sulla pelle compaiono macule e papule rossastre, diffuse soprattutto sul tronco e sugli arti, che tendono ad attenuarsi e a regredire dopo pochi un periodo massimo di circa 48 ore.

Come abbiamo detto, si tratta di una patologia infettiva molto comune, che si risolve spontaneamente ed è priva di particolari rischi.

Come si verifica il contagio

Il contagio può avvenire per contatto tramite la saliva. Il periodo medio d’incubazione del virus che causa questa malattia, lo Human Herpes Virus di tipo 6B (HHV-6B), è di circa una settimana.

La sua trasmissibilità è massima durante la fase febbrile. Molto raramente la malattia può essere trasmessa dalla mamma al feto, mentre non è mai stato confermato un probabile rischio di contagio attraverso l’allattamento al seno.

Il momento in cui sono maggiori le probabilità di contagio e quello dei primi giorni dello stato febbrile, prima che si manifesti l’esantema. Proprio per questa ragione è abbastanza facile la diffusione di questa malattia in quanto, non essendo ancora iniziata la sua fase esantematica può essere scambiata per una febbre passeggera, tipica dell’infanzia.

Anche gli adulti, quindi anche le gestanti sono a rischio di contagio: occorre però tenere conto che può considerarsi immune chiunque abbia contratto il virus durante l’infanzia, come spesso avviene.

Nel caso – comunque raro – in cui il neonato venisse contagiato dalla mamma in fase prenatale potrebbe essere necessario il ricovero in ospedale.

Si tratta comunque di un evento che si risolve solitamente in pochi giorni, senza lasciare alcuna conseguenza.

Cosa fare in caso di un sospetto contagio

Anche se la malattia di solito si risolve spontaneamente senza complicazioni e senza problemi particolari dopo 2 giorni dall’esantema, la gestante deve prima di tutto consultare immediatamente il proprio medico o il ginecologo di fiducia sia quando la fase esantemica è già in atto sia in caso di sospetto contagio: il medico suggerirà il da darsi migliore.

È comunque importante tener presente che non esiste alcun tipo di prevenzione mirata, ovvero di vaccino contro per la sesta malattia.

Conseguentemente per ridurre i rischio di contagio, è opportuno che la stessa gestante che non abbia già contratto la malattia durante l’infanzia, eviti  i contatti ravvicinati coi bambini e coi neonati soprattutto se questi manifestano dei sintomi febbrili, malesseri e manifestazioni cutanee.

Le donne in gravidanza che già sono mamme di uno o più bimbi di due / tre anni,

  • devono prestare attenzione a che nella scuola materna in cui questi vanno, ci sia o meno un’epidemia di infezioni esantematiche o di altre malattie dell’infanzia,
  • in caso affermativo, devono evitare di condividere posate e bicchieri con il piccolo e lavare accuratamente le mani dopo averlo toccato,
  • devono inoltre di informare il proprio medico di fiducia il quale, eventualmente, disporrà alcuni accertamenti e controlli.

I rischi della donna che ha contratto la malattia

Quali sono i rischi a cui la futura mamma può andare incontro?

Se contratta in gravidanza, la sesta malattia può provocare anche febbre, tensioni muscolari ed irrigidimento degli arti. Proprio come altre malattie infettive, sia pure raramente la sesta malattia può provocare anche malformazioni al feto e il rischio di un  aborto spontaneo, di una meningoencefalite e di un’epatite fulminante.

Comunque, differentemente da altre malattie infettive,  sono davvero molto rare le gravi complicanze delle sesta malattia in gravidanza: ad esempio in gravidanza è da considerarsi molto più rischiosa la rosolia e alle giovani donne non a caso viene consigliato di vaccinarsi prima di pianificare una maternità.

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